***di Massimo Marnetto, 19 febbraio 2018 – Anni di governabilità artificiale (premio maggioritario) hanno atrofizzato la capacità di collaborare tra forze che rappresentano realmente il Paese.
Il “premio” risolveva tutto ai fini del funzionamento del potere. E oggi ci troviamo con partiti talmente disabituati allo sforzo di convergenza con gli affini per ideali, da preferire piuttosto l’ “inciucio” con chi è del versante opposto. Magari sostenendo che non esiste più destra e sinistra, per servire cocktail nazareni. Invece, il proporzionale ripropone in maniera netta la distinzione sinistra-destra, ponendo la discriminante su chi vuole più giustizia sociale e chi la vede come freno alla competitività.
Dentro questi schieramenti, le differenze di partenza si curano con faticosi accordi sul programma, fino a raggiungere il compromesso che dà il via al governo. Come insegna la Germania, ci vuole tempo, apertura e impegno per trovare la soluzione bilanciata di governo. E spesso si pagano prezzi con la propria base che chiede “purezza & intransigenza”. Ma è l’unico modo per dare prospettiva a un Paese, senza esporlo a maggioranze gonfiate da premi, che poi sono tentate di usare la loro forza additiva persino per attaccare la Costituzione.
Saremo capaci dopo il voto di trovare alleanze di affinità e di programma?
O la guerra delle purezze ci condannerà a una lunga e disastrosa stagione di governi più brevi delle campagne elettorali?















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