Grande Francesco, sempre efficace nella sua spontaneità (tanto più apprezzabile in quanto accompagnata spesso dall’ammissione della propria fallibilità) . Ma “può lo Stato, sia pure per proteggere le religioni, proibire e punire libertà d’espressione e di satira? – chiede Mineo nella rassegna stampa di oggi – Gli Stati Uniti lo fanno, da europeo penso che sia sbagliato”. Anch’io lo penso, ma allo stesso tempo ho respinto quasi come una violenza morale la sbornia del “Je suis Charlie”. Speriamo che sia passata. Mi fa piacere che il mio quotidiano francese preferito, “Le Monde”, scriva ora di una “Francia che non è Charlie” (nandocan).
***di Corradino Mineo – “La diplomazia paga”, scrive il manifesto; “Ci sono costate 12 milioni”, chiosa Libero. Tutti felici per il ritorno di Greta e Vanessa, e ci mancherebbe. Complimenti alla “squadra” che ha gestito la trattativa e permesso la liberazione di due ragazze generose, finite nelle fauci della bestia. Tuttavia il governo, dopo gli applausi che merita, dovrà dirci se i soldi pagati per riavere Greta e Vanessa siano finiti proprio ad Al Qaeda e all’Isis, cioè al nocciolo duro della controrivoluzione globale e medioevale. Ben inteso – lo dico a sciacalli (Salvini) e imbroglioni pseudo intellettuali – la guerra asimmetrica è fatta così: una delle principali fonti di finanziamento dei Taleban in Afganistan erano i servizi di scorta ai convogli che il Pentagono inviava ai suoi soldati. In guerra succede che il ricco – e straniero – finisca col finanziare il nemico che ha meno da perdere. Non diamo però la cosa per scontata.
El Pais: “Se insulti mia madre aspettati un pugno”, Il Fatto: “Il pugno del Papa”. Non mi ha sorpreso Bergoglio. Certo che bisogna darsi un limite nell’esercizio della nostra bella libertà d’espressione. E non è strano che chi guida una Chiesa, paragoni il sentimento religioso alla mamma da difendere. Il punto è un altro: può lo Stato, sia pure per proteggere le religioni, proibire e punire libertà d’espressione e di satira? Gli Stati Uniti lo fanno, da europeo penso che sia sbagliato. Quanto al Papa, finora non ha chiesto una censura di stato. E tuttavia Gramellini osserva che non avrebbe dovuto usare “il linguaggio emotivo delle persone comuni” (il pugno) e nel suo “buongiorno” lo ripaga con la stessa moneta “giochi di mano giochi di villano”. Lecito, ma Bergoglio è fatto così.
D’altronde anche Le Monde parla di una “Francia che non è Charlie”. Non solo uno dei fondatori di Charlie Hebdo ha scritto, in una lettera al direttore Charb ucciso, “non avresti dovuto farlo”, ma molti insegnanti francesi si domandano “come offrire l’altra guancia di fronte alla sfida violenta di giovanissimi, esasperati – certo – dal fallimento dell’integrazione ma anche fanatizzati dal mito dell’ Islam radicale. Inoltre – spiega Le Monde – tanti islamici per bene delle banlieues hanno disertato la grande manifestazione di Parigi. Perché quelle vignette sul Profeta non le digeriscono.
La contraddizione c’è ed è forte. Alimentata dallo scontro durissimo che prosegue (di ieri il conflitto a fuoco, con la morte di almeno due terroristi in Belgio). La domanda è quella che si pone Rodotà: “può la democrazia, per difendersi, perdere se stessa? Dovremmo sapere che la risposta è obbligata, ed è negativa”. E spiega su Repubblica quello che anch’io cerco di dire: la sfida è tra un futuro di libertà e di diritti o il salto all’indietro nella paura e nella guerra di civiltà e di religione. La quinta colonna delle menti deboli e – aggiungo – senili, che dilagano nei talk show e sui giornali, mostra una strana grottesca invidia per i barbuto taglia gole e ci chiede di diventare come loro.
Il resto è TotoQuirinale. Renzi è in difficoltà, un giorno minaccia l’amico Nazareno, “Ce lo eleggiamo da soli”, il giorno dopo lo blandisce “Berlusconi è l’interlocutore necessario”. Lunedì dovrà dire a Gotor e Migliavacca (senatori “bersaniani”) quanti deputati potrà concedere che si eleggano con le preferenze, per ottenere che la fronda rientri. Sembra stretto tra due fuochi. Per fortuna c’è Beppe Grillo, che vuole un Presidente che conti meno e boccia Prodi (ieri, Servizio Pubblico). Bravo, bene, questa è politica! A Renzi il governo, a M5S se non l’esclusiva (c’è pure Salvini), la garanzia di poter ancora ululare alla luna.
Ps. Nel 2013 ho votato Rodotà e poi Prodi, M5S ha bocciato Prodi (in quel momento unico antidoto alle larghe intese) e “bruciato” Rodotà in odio a Bersani. Forse che non è andata così?















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