Tasse, unioni civili e “il tormentone della minoranza PD” sono i temi scelti per la rassegna stampa di oggi. Chiedo scusa a Corradino se mi permetto, sul terzo punto, di dire la mia. Anche se trovo il più delle volte convincenti le sue quotidiane considerazioni, mi riesce un po’ difficile immaginare come si possa far parte del gruppo senatoriale del PD stando programmaticamente, e non solo occasionalmente, all’opposizione di un governo dello stesso partito. Credo certamente anch’io, senza attendere la risposta di Zanda alle sue contestazioni, che possa legittimamente sentirsi in sintonia – molto probabilmente lo è – con il mandato ricevuto dagli elettori nel 2013, ma con questa ottima motivazione, perché non trasferirsi come consiglierebbe la prassi nel gruppo misto? E se per D’Attorre , e immagino per Mineo,”la deriva a destra del PD rensizzato” è “inarrestabile”, quali altre possibilità ci sono se non andarsene e/o cercare un’alternativa? Personalmente, avendo nel partito una posizione e una responsabilità di gran lunga inferiori, lo farò non appena sarà perfezionato lo scempio su Costituzione e sistema elettorale. Quando saranno chiamati i cittadini a esprimersi e “i tempi dell’impegno saranno duri e imminenti”, come ha scritto il presidente emerito della corte costituzionale Gustavo Zagrebelsky, neppure loro potranno tenersi in disparte. (nandocan)
***di Corradino Mineo, 18 ottobre 2015 – Tagliare le tasse non è di destra, è giusto!, parole del Presidente del Consiglio che ritroviamo su Corriere e Repubblica. Esempio della capacità politica del nostro premier, il quale, per difendere una (contestatissima) manovra, spinge l’avversario che più gli chi fa comodo (la sinistra) nel campo più scomodo, quello dei vampiri che vorrebbero sempre nuove tasse. I giornali gli danno una mano e Antonio Polito denuncia i “pregiudizi di sinistra sul fisco”. In realtà tagliare le tasse andrebbe benissimo, sarebbe persino di sinistra, se le si tagliasse a una famiglia con due salari e un paio di figli tartassata da decine di balzelli. O anche alle partite IVA che le tasse le pagano ancora. Non è quello che fa il governo: le taglia a chi possiede una casa che vale milioni di euro (e che è come capitale liquido). Le taglia agli imprenditori, non tanto a quelli che costruiscono futuro, ma anche a chi galleggia su commesse pubbliche e corruzione. Le taglia (strizzando l’occhio) a coloro che preferiscono pagare cash in modo che i pagamenti non siano controllabili dal fisco. E per elargire regali, il governo lascia giovani e disoccupati senza un salario di inserimento e reinserimento, riduce le prestazioni sanitarie (chi può se le paghi), promette ai comuni di ridargli domani quello che gli toglie oggi. Tagliare così le tasse non è di destra, è un irresponsabile e demagogico regalo elettorale.
Lo strappo sulle unioni civili, Corriere. “Governo diviso sulle unioni civili”, “Unioni civili, frattura nel governo”, Repubblica e Stampa. Qua è stata la Boschi a imitare il suo maestro. Alla festa dell’Italia dei Valori, ha detto che il Pd, se NCD non ci stesse, cercherebbe altre alleanze per far passare il disegno di legge. Avete capito? Lei, la ministra, parla a nome del Pd. E parla di una cosa che avverrà, se avverrà, a gennaio. E dopo che Zanda, capogruppo al Senato, ha promesso (a NCD e Neo-Con Pd) “libertà di coscienza e voto segreto” sul tema più delicato della legge, quello che concede al convivente di adottare il figlio del partner. Così Maria Elena ha alzato la palla ad Alfano, che può far finta di essere in dissenso su qualcosa con il suo capo ufficio, ma sa, Alfano, che, su quella cosa il cuore segreto del capo batte con lui. Perchè, come spiega Maria Teresa Meli: “Adozione per le coppie gay, un sondaggio frena il premier. Due terzi dei cittadini non sarebbero d’accordo”.
Torna il tormentone della minoranza Pd. Non ce ne eravamo sbarazzati? Ma quando mai! Il trasformismo renziano ha bisogno della lite interna (s’intende, con un avversario di comodo, sicuro perdente) per trasformare il suo partito in un prodotto compiutamente di destra. Ecco che Repubblica si inventa un nuovo “fronte”: Del Rio e Orlando dicono no a Verdini”. Insomma il segretario del Pd può fare quel che vuole, anche far entrare in Sicilia “articolo 4” (un taxi della destra più squallida), ma dovrà costringere Verdini a fare quello che Verdini vuol fare, restare sull’uscio dove lo si vede di più. Sul Corriere Monica Guerzoni propone, invece, una nuova scissione dell’atomo. D’Attorre, il professor Carlo Galli e, per buon peso, Corradino Mineo avrebbero preparato “una contro finanziaria dei dissidenti”, per votare contro e andar via, Ma Speranza resterà, “non esco neanche con le cannonate” e Zoggia, noto sociologo della politica, sentenzia “fuori non c’è spazio utile”. La verità è diversa: D’Attorre, che non voterà la legge di stabilità (se è per questo, neanche io), ha richiamato l’attenzione sulla inarrestabile deriva a destra del Pd renzizzato. Galli ha scritto un documento – diciamo così – sui fondamentali di una possibile risposta a tale deriva. E per quanto mi riguarda, sono fuori dal Pd, perchè non ho ripreso la tessera dopo il 2013, ma non dal Gruppo dei Senatori e attendo che Zanda risponda alle mie contestazioni nel merito, e alla questione centrale che gli ho posto, cioè quella di esser io più in sintonia con il mandato ricevuto dagli elettori nel 2013 di quanto non lo sia il segretario Renzi. Tutto ciò non rientra nello schema narrativo fiducia – gufo, politica del fare – ideologia per frenare. Perciò deve entrare nel pentolone, per riuscirne omogeneo alla narrazione del Principe.
A Imola i 5 stelle si preparano a governare? Sarebbe una buona notizia ma secondo Mentana, intervistato dal Fatto, intanto non gli interessa vincere le elezioni in primavera a Roma e Napoli: meglio preservare la propria diversità e purezza. É così, ha ragione Mentana?















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