Che cosa possiamo attenderci dalla nuova presidenza USA? Il personaggio è quello che è e se in quel grande Paese il potere dovesse essere, come per fortuna non è, tutto nelle sue mani, non ci sarebbe che da incrociare le dita. Ennio Remondino riassume qui di seguito alcuni degli orientamenti manifestati durante la campagna elettorale, che costringerebbero, io credo, l”Europa e l’Italia a rivedere modi e contenuti di un’alleanza atlantica che per troppo tempo si è risolta in subalternità. E questo non rappresenta certo un male, se l’isolazionismo di una grande potenza come gli Stati Uniti non sarà riprodotto stoltamente su piccola scala nei nostri piccoli Stati, ma favorirà invece una maggiore solidarietà tra i paesi europei e un migliore ( e più equo) coordinamento della nostra politica estera ed economica. Ci vorrà tuttavia, inutile dirlo, un salto di qualità della nostra classe dirigente che dallo squallido provincialismo attuale la riporti alla capacità di pensiero e alla generosità di azione dei grandi leader del dopoguerra. Pena la condanna all’insignificanza e al declino (nandocan)
***di Ennio Remondino, 9 novembre 2016 – Due o tre cose della politica di Donald Trump su cui possiamo avere discreta certezza.
Isolazionismo e unilateralismo
La politica estera degli Stati Uniti, la prima potenza economica e militare del mondo, sarà basata sull’isolazionismo. L’America del presidente Trump non si sentirà più responsabile per la stabilità del Mondo, il che può essere anche buono, ma quando saranno in gioco i suoi interessi, la stessa America isolazionista agirà da sola, unilateralmente, senza essere vincolata da Nazione Unite o dal consenso degli alleati, in special modo europei e dalla Nato.
‘America first’, prima l’America
È possibile una nuova intesa con la Russia per lasciare campo libero a Vladimir Putin in Ucraina e in Siria a condizione che Mosca non sfidi gli Stati Uniti in altre aree, dall’Asia all’Europa occidentale. Qualcosa di simile a una nuova divisione del mondo. A farne le spese sarebbero siriani e ucraini, ma anche la solidità della Nato. Il nuovo presidente, ha detto chiaramente che i contribuenti Usa non finanzieranno più la protezione di paesi alleati.
Clima e libero scambio
Con Trump gli Stati Uniti volteranno le spalle alla lotta contro il riscaldamento globale e ai grandi accordi sul libero scambio per cui l’America di Obama si è battuta siano a ieri. A parte le sensibilità ecologiche e ambientali, gli accordi sono impopolari tanto negli Stati Uniti quanto in Europa, e Trump non vuole sentirne parlare perché ha promesso ai suoi elettori di proteggere le fabbriche e i posti di lavoro americani dalla concorrenza straniera. Neo protezionismo.
Sindrome cinese
Terzo grande cambiamento, un braccio di ferro con la Cina bloccando i prodotti cinesi a buon mercato che penalizzano le fabbriche e la produzione statunitense. Se le cose andranno così, Pechino potrebbe rispondere frenando le importazioni dagli Stati Uniti, e i due giganti potrebbero entrare in conflitto. Partita a rischio considerando la quantità enorme di debito pubblico statunitense nelle mani del capitalismo comunista cinese che potrebbe reagire.
Enigma fronte interno
Sul fronte interno, difficile fare previsioni. Gli elettori di Trump chiedono una riduzione della disuguaglianza che ha continuato a crescere nell’ultimo quarto di secolo, ma è difficile che un multimiliardario abilissimo nel non pagare le tasse torni alla redistribuzione fiscale degli anni trenta e del dopoguerra. Per il nuovo presidente arriverà presto il momento della verità, e non è detto che sappia come affrontarlo. Tutta da scoprire la squadra che metterà in campo.















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