Loris Mazzetti, funzionario RAI tra i migliori e a suo tempo primo collaboratore di Enzo Biagi, sembra offrire nuovi argomenti a chi intravede nel dialogo avviato tra Berlusconi e Renzi caratteristiche di vero e proprio “inciucio”, ciò che sarebbe peggio perfino delle “larghe intese”. Naturalmente ognuno pensa di manovrare l’altro a proprio vantaggio, vedremo chi avrà avuto ragione. Quanto all’inflazione della pubblicità nei canali del servizio pubblico, finché non sarà abolita la legge Gasparri e restituita alla RAI la sua missione naturale, ciò che difficilmente potrà avvenire con il consenso della ministra Guidi, credo che continuerà ad essere l’unica forma di competizione con mediaset e la televisione commerciale in genere (nandocan).
****di Loris Mazzetti, 26 febbraio 2014 * – Che sorpresa vedere il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Delrio intervistato su Rai3 da Lucia Annunziata prima che il governo Renzi riceva la fiducia dal parlamento. Incidente diplomatico? Tradimento delle regole imposte da Renzi? No, avanscoperta per sondare il terreno, per capire le reazioni utili alla preparazione del discorso per la fiducia al Senato del giorno dopo. Delrio avrebbe dovuto dare garanzie sul conflitto d’interessi del ministro Federica Guidi, informando gli italiani del controllo diretto di Renzi sugli atti futuri del ministero dello Sviluppo economico che ha anche la delega alle Comunicazioni, ovvero le tv cioè gli interessi di Berlusconi. Era più semplice e meno impegnativo nominare al posto della Guidi qualcuno al di sopra di ogni sospetto, ma col piffero che B. avrebbe annunciato: “Faremo un’opposizione costruttiva”. E’ lecito pensare che Renzi e Sua Emittenza, nei minuti in cui sono rimasti a quattrocchi durante la consultazione, abbiano parlato anche della Guidi. In quel ministero ci cade sempre uno di fiducia del Cavaliere: più della Guidi chi altro? Una a cui Forza Italia aveva proposto la candidata all’Europee.
“Abbiamo un ministro anche stando all’opposizione” così ha esultato Berlusconi alla lettura dei nomi dei ministri. Mentre Mediaset continua a cavalcare indisturbata nelle praterie delle frequenze, della pay-tv e della Borsa, la Rai ha già messo da parte i problemi sanremesi ed è già tutta proiettata su cosa accadrà con il nuovo premier: i direttori cominciano a sentire scricchiolare la loro poltrona e fra poco partirà, come al solito, il salto sul carro del vincitore. Nel frattempo mi piacerebbe che si ringraziassero, per la costanza, i 9 milioni di telespettatori (media delle cinque serate) che hanno seguito Sanremo nonostante una presenza di pubblicità degna di una tv commerciale e non del servizio pubblico. Celentano ci ha insegnato che anche sulla pubblicità si può avere creatività e non solo mettere in fila un fiume di break. E’ obbligo della Rai ricordare cosa distingue la tv di servizio pubblico dalla tv commerciale. La Rai, oltre ad avere funzioni informative e di intrattenimento, “ha anche il dovere di formare e acculturare allo scopo di presentare un insieme equilibrato di intrattenimento, cultura, divertimento e informazione”. Infarcire un programma, che dovrebbe essere il fiore all’occhiello del servizio pubblico, con tanta pubblicità è offrire un alibi a chi vorrebbe che dal 2016 il canone venisse frazionato tra più emittenti.
*da articolo21 (speciale conflitto di interessi), il grassetto è di nandocan















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