Al contrario di Vittorio Emiliani, sono sempre stato un sostenitore dell’Ordine dei Giornalisti, tanto che ne ho sempre sentito la mancanza. Anche quando, una ventina di anni fa, facevo parte del Consiglio nazionale e vi restai abbastanza a lungo per convincermi che la sua debolezza era più che altro dovuta alla cospicua presenza negli organi dirigenti di chi non aveva fatto del giornalismo la sua professione esclusiva. Sta di fatto che da allora le condizioni di lavoro e di retribuzione, l’autonomia e la dignità della stragrande maggioranza dei giornalisti sono ulteriormente degradate e l’ostilità di fatto del Parlamento, dei politici e degli editori per una riforma significativa della legge professionale ha portato anche me alla conclusione che un Ordine così inconcludente tanto varrebbe abolirlo. Le battute sprezzanti di Renzi non hanno niente di originale, pensiamo a quelle di D’Alema e di altri, ma se trovassero finalmente una reazione adeguata da parte non solo del vertice del sindacato ma dalla nostra intera categoria, forse la nostra dignità ne guadagnerebbe (nandocan).
***di Vittorio Emiliani, 31 dicembre 2015 – Non sono mai stato un sostenitore dell’Ordine dei Giornalisti. Mi sembrava una ambizione sbagliata per dei lavoratori soprattutto dipendenti come noialtri. Organizzammo anche una tavola rotonda molto critica, anni luce fa, con Umberto Terracini quale relatore generale. Ma la battuta sprezzante rivolta ieri da Matteo Renzi al presidente dell’Ordine Enzo Iacopino il quale aveva osato non dipingere in rosa le condizioni di lavoro dei giovani giornalisti o aspiranti tali denunciandone invece lo sfruttamento intensivo, mi porta a difendere persino l’Ordine dei Giornalisti e non il solo sindacato.
Quando si parla di lavoro quanto mai difficile e di situazioni di impiego precarie il presidente del Consiglio subito scatta, come se si stesse commettendo un delitto verso questa sua personalissima Italia che va, si riprende, marcia, forse corre, risale e riacquista prestigio (?) in Europa e nel mondo. Ieri ha buttato là che lui, se ne avesse il potere, l’Ordine dei giornalisti lo abolirebbe anche domattina. Ma soprattutto ha detto di non conoscere le condizioni di sfruttamento denunciate da Iacopino. Ma certo, esse non rientravano nel suo autoelogio e quindi andavano immediatamente cancellate dalla scena. Lui non sa nulla delle collaborazioni pagate pochi euro, di contrattini che durano qualche mese e riducono a zero l’autonomia di quei poveri ragazzi, li educano al conformismo, all’asservimento, a non rischiare nulla per non perdere anche quella garanzia minima di lavoro. Non sa nulla delle testate costrette a chiudere. Mai una volta che, magari per sbaglio, Renzi si metta dalla parte dei lavoratori. Sta sempre dall’altra parte.
Se una battuta del genere un qualunque presidente del Consiglio l’avesse detta dieci, anche cinque anni fa, sarebbe successo il finimondo. Ora non succede praticamente nulla. Siamo già molto avanti nel processo di cloroformizzazione.















Concordo con le osservazioni di Emiliani. Tuttavia, l’applauso dei giormalisti alla fine della conferenza stampa mi pare sia stata una triste conferma dell’opera di asservimento iniziata molti anni fa. Caro Nando, cosa è rimasto oggi in Italia dell’indipendenza dell’informazione, primo baluardo di ogni democrazia? Buon anno, ad ogni modo.