Se la RAI “governativa” ottenuta con la riforma dovesse passare ad altri dopo le prossime elezioni politiche, allora meglio privatizzarla di fatto con l’abolizione del canone. Potrebbe essere questo il ragionamento fatto da Renzi o chi per lui, se è vera una indiscrezione riportata da La Repubblica, confermata di fatto da un tweet serale dell’ex premier. Renzi sarebbe sul punto di proporre nella prossima direzione del partito l’abolizione del canone di servizio della tv pubblica che potrebbe essere sostituita da un finanziamento dello Stato. Intanto una dura reazione è venuta dal sindacato dei giornalisti RAI e da Articolo 21 (nandocan)
***da Articolo 21, 5 gennaio 2018 – “E puntuale come un orologio svizzero parte la campagna elettorale e arriva l’attacco alla Rai. È un copione che si ripete anni. Segnaliamo che laddove si è abolito il canone il Servizio Pubblico è stato fortemente ridimensionato. A tutto vantaggio dei privati. Se questo è l’obiettivo basta dichiararlo apertamente. Del resto è curioso che prima si mette il canone in bolletta e poi si propone di abolirlo. Vuol dire non avere idee”. Lo scrive in una nota l’Esecutivo Usigrai. “E infatti ogni volta che abbiamo chiesto un confronto serio su progetti, riforme, innovazione per rilanciare la Rai Servizio Pubblico, sono spariti tutti. E infatti: i limiti antitrust non si toccano, il sic non si tocca, il conflitto di interessi non si tocca, ma si attacca la Rai. Già riportata in questi anni ancor di più sotto il controllo del governo, in aperto contrasto con più sentenze della Corte costituzionale. Invece di buttarla come sempre in rissa, sarebbe bastato ripartire dal Ddl di riforma della Rai che porta il nome dell’attuale Presidente del Consiglio. Ci aspettiamo una dura presa di posizione pubblica da parte dei vertici Rai. A difesa dell’autonomia e del futuro dell’azienda. E anche per ricordare che il canone in Italia è il più basso d’Europa e ormai finanzia anche le tv private locali. Il silenzio sarebbe complice. E il rifiuto di farci vedere gli atti del ricorso contro il taglio di 150 milioni assumerebbe a quel punto un suono sinistro”.















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