***da Ferdinando Longoni, 5 settembre 2016 – Nel, non troppo lontano, 2008 (per la precisione il 16 febbraio 2008) il PD approvava il proprio Manifesto dei Valori. Il documento, mai abrogato, rintracciabile su sito nazionale del PD (www.partitodemocratico.it), e precisamente al link
http://www.partitodemocratico.it/gCloud-dispatcher/d2fd1f91-96df-4808-8f89-600f3148f3e2
riporta all’interno del capitolo 3 (3. Nel solco della Costituzione: etica pubblica e laicità ) il seguente paragrafo:
La sicurezza dei diritti e delle libertà di ognuno risiede nella stabilità della Costituzione,
nella certezza che essa non è alla mercè della maggioranza del momento,
e resta la fonte di legittimazione e di limitazione di tutti i poteri.
Il Partito Democratico si impegna perciò a ristabilire la supremazia della Costituzione e a difenderne la stabilità,
a metter fine alla stagione delle riforme costituzionali imposte a colpi di maggioranza,
anche promuovendo le necessarie modifiche al procedimento di revisione costituzionale.
La Costituzione può e deve essere aggiornata,
nel solco dell’esperienza delle grandi democrazie europee,
con riforme condivise, coerenti con i princìpi e i valori della Carta del 1948, confermati a larga maggioranza dal referendum del 2006.
Notare, in particolare, le frasi:
Il PD si impegna … a difenderne la stabilità
…
anche promuovendo le necessarie modifiche al procedimento di revisione
ossia garantirne la stabilità se necessario con procedimenti di revisione più stringenti. Non c’è traccia di un impegno a superare una presunta inerzia “che si protrae da 30 anni” (ma chi lo ha detto?) nel modificare (comunque) la Costituzione.
Che fine ha fatto quell’impegno? Cui prodest questa (contro)riforma?















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