Dalla newsletter del sito @chiesadituttichiesadeipoveri che ricevo regolarmente e offre frequenti motivi di riflessione sull’attualità ho tratto questo commento di Raniero La Valle alla notizia delle 26 donne morte ripescate recentemente nel Mediterraneo (nandocan)
***di Raniero La Valle, 8 novembre 2017 – le elezioni in Sicilia hanno riportato la destra al potere e prodotto il ritorno del vecchio, senza che nessuno potesse sorprendersene. Ciò che accade nella politica italiana è infatti la conseguenza dell’aver fatto un deserto e averlo chiamato “Seconda Repubblica”. O, per dirla altrimenti, si manifesta, nemmeno ancora in forme troppo traumatiche, l’effetto del sonno del popolo sovrano, a cui è stata instillata l’idea che il suo compito più alto non fosse quello di governare, ma di farsi governare, facendosi sostituire da piccoli sovrani irruenti, convinti di bastare da soli, una volta irretita la democrazia rappresentativa in artifici paradossali, pur in forme ancora nominalmente democratiche. C’è poco tempo per rovesciare il gioco prima delle prossime elezioni politiche.
Ma la notizia più importante della settimana non è questa. Più importante è la notizia delle 26 ragazze morte, ossia uccise, giunte a Salerno con nave da guerra spagnola che ne ha pescato i cadaveri nel Mediterraneo.
Ci si è molto indignati in Italia, nei giorni scorsi, per l’offesa recata alla memoria di Anna Frank, vittima di un genocidio. Qui ci sono 26 Anna Frank, anche se di un altro colore, vittime di un genocidio che non viene chiamato così, come non si chiamava così quello di allora.
Porre fine ieri al genocidio di cui è morta Anna Frank era difficilissimo; doveva essere portata fino in fondo un guerra mondiale, bisognava debellare un regime e un esercito, distruggere città e fabbriche, decimare popolazioni intere. Lo si è fatto.
Porre fine oggi al genocidio, legalmente ammesso e certificato di profughi e migranti è invece facilissimo; basta stabilire che non è illegale arrivare in Italia, se la si elegge come il luogo in cui vivere, a patto che ci si arrivi pacificamente per mare, per aria o per terra, attraverso i varchi di frontiera riconosciuti, al cui passaggio si determinano diritti e doveri, e si avviano processi di accoglienza e integrazione come per tutti i vecchi o nuovi cittadini, nati o da nascere.
E la stessa cosa deve fare l’Europa, per non parlare dell’America. Si dirà che ciò non è facilissimo, ma anzi difficilissimo; ed è vero, fin quando non si considererà naturale che la terra è una, che tutti sono egualmente suoi figli, e che la cultura, o civiltà, consiste nel fare l’economia e il diritto a sua misura.
Una memoria non retorica ma operosa dei nostri delitti passati, dovrebbe farci sapere che ciò è urgente e possibile.















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